La favola del presidente della porta accanto: ci sarà il lieto fine?

Battute da bar, accento fin troppo emiliano e metafore sui tortellini: signore e signori ecco a voi Albano Guaraldi. Ovvero il perfetto stereotipo del bolognese medio, il vicino di casa che sdrammatizza su tutto, quello con la battuta sempre pronta. Il fatto è che non stiamo parlando di un cittadino felsineo qualunque, o meglio, di uno qualunque. Ma del presidente del Bologna calcio. Questa è la favola del presidente della porta accanto.
Classe '59, nativo di Cento, dopo aver operato per una vita nel settore edilizio ( Futura Costruzioni srl,) salì all'onore delle cronache nel dicembre del 2010, quando entrò a far parte della squadra convocata da mister Consorte per salvare un Bologna moribondo, portato sull'orlo del baratro dalle sciagurate precedenti gestioni. Partito insieme a tanti altri come gregario del corridore principale del gruppo, ovvero il signor Segafredo alias Massimo Zanetti, non avrebbe mai e poi mai immaginato di prenderne l'eredità, diventando il nuovo leader del team. Ma procediamo con ordine: fin da subito fu fin troppo chiaro che la squadra consortiana non sarebbe durata a lungo. Troppi dissapori, troppe incomprensioni sull'assetto politico dell'operazione. Democrazia, oligarchia o dittatura? Nel dubbio, pressato da una stampa mai così incalzante e da alcuni soci ribelli, Zanetti finì per abbandonare la barca dopo neanche un mese. La paura tornò a regnare sui cieli di Casteldebole: come avrebbero fatto i nanetti, felice definizione zanettiana, senza la figura carismatica e ben munita di soldi del re del caffè? I rivoltosi, sventando sul nascere ogni velleità di ritorno del vecchio regime, decisero di continuare per la loro strada, rifiutando aiuti esterni ed eleggendo capo uno di loro: fu così che dal conclave del 7 aprile 2011 uscì la tanto sospirata fumata bianca. Albano Guaraldi eletto presidente all'unanimità. 
Una notizia originale, si sa, non ha bisogno di alcun giornale e nel giro di poche ore fece il giro della città: l'unica persona a non esserne al corrente era proprio il nostro, che all'epoca si trovava in Slovacchia per affari. Si dice che appresa la notizia ebbe un mezzo mancamento e fu ad un passo dal gran rifiuto di celestiniana memoria, ma tentato dalla tifosissima figlia e dalla fame di gloria, accettò. E non per non farsi mancare nulla, un mese dopo si prese anche il titolo di amministratore delegato. Alla faccia del gregario: il consigliere era ufficialmente diventato re, sovvertendo la formula proporzionale consortiana tra il tripudio dei colleghi. E così eccoci qua, due anni e due stagioni dopo, con il nuovo monarca sempre saldo in sella, forte del suol 51 percento. Ma tante cose sono nel frattempo cambiate: gli amici sono diventati nemici ( Setti, Bagni e tanti altri) e il pur buon Albano ha dovuto applicare un'epurazione quasi staliniana per mantenere il potere. Mai fidarsi di nessuno: . A parte il fido Zanzi e l'ancor più fido Pioli, salvato e protetto anche quando indifendibile ( ma più per ragioni di portafoglio che di cuore).  Il bilancio di questo primo biennio dell'ormai nuovo dittatore non più pro tempore parla chiaro: ottima la prima stagione ( nono posto con 51 punti, miglior risultato dal ritorno nella massima serie), peggio l'attuale seconda ( proiezione finale di 42-43 punti), condita da tante eccellenti cessioni non rimpiazzate adeguatamente ed un progressivo e preoccupante aumento del monte ingaggi non accompagnato dai risultati. Il trend è chiaramante negativo ( inoltre, a dire il vero, il mercato della prima stagione fu realizzato dalla coppia Setti-Bagni, poi inspiegabilmente allontanati) e non lascia presagire nulla di buono per il futuro, soprattutto nel caso di cessione di altri elementi importanti e lasciando vacante il ruolo di d.s. ( Zanzi può ricoprire tutti i ruoli, dall'amministratore delegato al magazziniere, ma il direttore sportivo non lo può fare). La fortuna aiuta gli audaci, ma la ruota potrebbe girare. Albano lo sa ed il mercato prossimo sarà per lui una sorta di prova del nove: il suo futuro e quello del Bologna passano da lì. Per non rivedere scene già viste, teste di porco e presidenti minacciati. Durerà la favola del presidente della porta accanto?

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